Tre metodi per dire stop alla procrastinazione
“È il lavoro che non inizia mai quello che richiede più tempo per essere terminato.” (J.R. Tolkien)
Ti confesso un segreto: se mi fossi deciso a completare tutto ciò che ho iniziato nella mia vita, oggi sarei medico, psicologo e criminologo, parlerei francese e spagnolo come un madrelingua e avrei già lavorato abbastanza da poter andare in pensione per i propri cento, centocinquant’anni.
Scherzi a parte, immagina a tutti quei traguardi che sognavi (e sogni ancora), ma che hai rimandato a domani, poi a dopodomani, e così fino a dimenticarcene.
Se ti sembra un discorso troppo filosofico, pensa a tutte le volte in cui la professoressa ha fissato un compito in classe e ti sei finalmente convinto a studiare in anticipo.
Se fai parte del 99% della popolazione, sei finito per ritrovarti con 935813401 pagine da studiare e un solo giorno utile per prepararti, senza avere la minima idea del momento in cui hai perso di vista l’obiettivo.
Come hai fatto a sprecare tutto quel prezioso tempo che ti sembrava di avere a disposizione?
Procrastinare: ecco perché accade
Il motivo per cui sei portato a procrastinare (è questo il termine scientifico), ce lo spiegano le neuroscienze, tramite strumenti che scannerizzano il cervello e le sue attività.
Mi spiego meglio: qualsiasi pensiero, emozione, sensazione, azione o reazione, è diretto da quel groviglio di neuroni che hai fra le orecchie (esatto, il cervello).
Pur preoccupandosi di tutto, però, il cervello funziona per aree, attivandone alcune piuttosto che altre in base agli stimoli ricevuti.
Ad esempio, la corteccia prefrontale, una regione specifica del cervello,
“è implicata nella pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nell’espressione della personalità, nella presa delle decisioni e nella moderazione della condotta sociale” (Wikipedia).
In parole povere, l’attività principale della regione è la guida dei pensieri e delle azioni in accordo con gli obiettivi fissati.
La divisione in aree competenti è il motivo per cui un danni a parti diverse del cervello comportano problemi diversi.
Biologia a parte, le neuroscienze hanno scoperto un particolare comportamento che ci permette di spiegare meglio il motivo per cui sia così facile procrastinare.
È stato scoperto che, nel momento in cui inizi un compito che richiede impegno, come ad esempio lo studio di un nuovo capitolo di storia, al cervello arriva un segnale simile a quello del dolore.
È come se nel tuo centro di controllo (il cervello) fossero inviati continuamente messaggi relativi all’ambiente esterno; quando inizi un compito difficile, lungo o noioso, il messaggio è: “Attenzione, pericolo, dolore in arrivo”.
Procrastinare: è solo questione di tempo
La reazione, fortunatamente, è temporanea; ci si è accorti, infatti, che se si ignora il segnale ricevuto e ci si impone di studiare, questo svanisce in pochi minuti.
Al contrario, se si dà ascolto a quella vocina che dice “Hai ancora tempo per studiare, perché non accendiamo Netflix?”, si entra in un circolo vizioso terribile. In sostanza, più procrastini, più sarà difficile iniziare in un secondo momento.
Pensa all’ultima volta in cui ti sei trovato (o trovata) a dire: “All’ora x inizio a studiare”. Quali sono state le tue sensazioni? Provo a descrivertele io.
Hai guardato l’orologio, dicendoti “Ma sì, manca ancora un po’”. E invece quel momento si è avvicinato ad una velocità incredibile, e più il tempo trascorreva, così l’ansia cresceva.
In un aumentando di disperazione, hai capito che non c’era più scampo…
Ecco, forse l’ho fatta un po’ tragica, ma il senso di noia e frustrazione che precede l’inizio dello studio è forte. Talmente forte, spesso, da convincerti a rimandare ( = procrastinare).
Appurato che la procrastinazione sia del tutto normale, vediamo insieme tre metodi per contrastarla e finire sempre ciò che hai iniziato.
3,2,1…VIA!
1. Stop alla proscrastinazione con un pomodoro
Inventata da un italiano, questa tecnica è molto banale, ma sorprendentemente efficace. Prende il nome da quei timer a forma di pomodoro che aiutano a tenere d’occhio i tempi di cottura in cucina.
Senza annoiarti con pignolerie, la tecnica del pomodoro consiste nell’organizzare sessioni di studio limitato, ma totalmente concentrato, di 25 minuti, da alternare a 5 minuti di relax.
Ogni tre pomodori ( = sessioni da 25 minuti) completati, puoi prenderti una pausa più lunga, di 10 o 15 minuti.
Questo metodo, oltre che molto efficace, è anche sensato. Tre ragioni spiegano il suo successo tra i banchi di scuola:
1. La nostra attenzione è limitata. Non puoi pretendere di concentrarti per ore e ore su argomenti complessi, sperando anche di arrivare a fine giornata con qualche informazione ancora in testa.
2. La psicologia umana è simile a quella animale. In fondo, proveniamo (e siamo) animali. Quale è il modo più semplice per insegnare qualcosa ad un cagnolino? Premiandolo ogni volta che si comporta in modo corretto.
Allo stesso modo, i minuti di pausa saranno il tuo premio per il tempo trascorso sui libri. Non immagini nemmeno quanta soddisfazione proverai a goderti il meritato relax, quando saprai di essertelo guadagnato.
3. Obiettivi chiari semplificano il lavoro. Se ti dicessi che hai davanti a te un intero pomeriggio di studio, probabilmente dopo 5 minuti prenderesti lo smartphone e scrolleresti la home di Instagram.
Come pretendi, infatti, di trascorrere ORE e ORE sui libri, senza un po’ di svago?
Il problema è che, senza un periodo definito dedicato alla distrazione, il tuo studio rischia di trasformarsi in un pomeriggio da buttare.
Al contrario, con la tecnica del pomodoro sai già che dovrai concentrarti per un tempo limitato, prima di rilassarti. Nessun bisogno di controllare il cellulare in questo momento, se già sai che fra 25 minuti potrai usarlo senza sensi di colpa.
La mia tecnica del pomodoro
Utilizzandola con successo da più di cinque anni, ho capito qualcosa sulla tecnica del pomodoro:
“Il tempo di studio va adattato alle esigenze dello studente.“
In un primo momento, potresti trovare molto utile interrompere lo studio ogni 25 minuti, in modo da rigenerarti e iniziare a studiare con più carica. Col tempo, ti accorgerai, che 25 minuti sono davvero pochi.
Nel mio caso, penso che 50 minuti di studio alternati a 10/15 di pausa siano perfetti. Studiare oltre i 50 minuti di fila, al contrario, è altamente sconsigliato, vista la limitatezza dell’attenzione.
È lo stesso motivo per cui le lezioni a scuola durano, al massimo, 60 minuti. Non lo sapevi? Allora ti conviene leggere questo articolo.
2. Il metodo dello svogliato
Questo metodo, al contrario della tecnica del pomodoro, è un marchio di fabbrica Liceale Promosso.
Ti ricordi quando ti ho parlato della scoperta delle neuroscienze, relativa a quella sensazione di dolore che si prova quando c’è da iniziare un lavoro scomodo?
Ho riflettuto a lungo su un rimedio psicologico che potesse sconfiggere questo errore di sistema col quale ognuno di noi è nato (la tendenza a procrastinare).
Se è vero che solo dopo alcuni minuti di studio riusciamo a liberarci dello stato di malessere, come superarlo prima di cedere alla procrastinazione?
Ma certo, col metodo dello svogliato! Quest’ultimo consiste nel concentrarsi su un semplice pensiero:
“Inizio a studiare, ma lo farò nel modo più approssimativo che esista. Non mi impegnerò, né cercherò di ricordare le informazioni che ho davanti. Tutto quello che dovrò fare sarà lasciare fuori il mondo e dedicarmi a quel libro”.
Lo so, sembra assurdo. Una volta che sarai davanti al materiale da studiare, però, e avrai iniziato a svolgere con superficialità i tuoi compiti, i tuoi pensieri cambieranno.
Sarai portato ad impegnarti e a studiare in maniera efficace, così da liberarti al più presto dell’impiccio. Senza accorgertene, avrai superato il momento più difficile dello studio, l’inizio.
Il metodo dello svogliato funziona alla perfezione anche quando si parla di attività fisica: ogni volta che devo allenarmi mi dico: “Oggi non m’impegno, farò giusto il necessario per non sentirmi in colpa”.
Puntualmente, dopo qualche minuto, dimentico della mia promessa e inizio ad allenarmi sul serio.
3. Piccoli obiettivi, grandi soddisfazioni
Come avrai notato nella tua carriera scolastica (o universitaria), lo sconforto provato davanti a centinaia di pagine da studiare, a lunghe liste di concetti diversi o a interminabili problemi può essere insostenibile.
La tentazione di mollare e delegare il problema al “te” del futuro è forte, ma il risultato è terribile: lo sconforto aumenta e il tempo a disposizione diminuisce.
Il rischio in cui incorri è quello di abbandonare per sempre l’obiettivo, che sia prepararsi per un esame o un compito in classe, oppure coronare quel sogno nel cassetto, raggiungibile, ma impegnativo.
La soluzione? Dividere quell’attività in piccoli obiettivi misurabili. Se studiare un numero indefinito di pagine può essere complicato, ecco alcune misure che ti aiuteranno nel rendere il tuo impegno più concreto:
1. Programma il numero di sessioni di studio (potresti utilizzare la tecnica del pomodoro)
2. Scegli il numero di pagine sul quale concentrarti in ogni sessione. Cerca di essere realistico, ma anche fiducioso nelle tue capacità.
3. All’inizio di ogni sessione, pensa solamente a quel limitato numero di pagine, senza angosciarti sul resto del lavoro.
Immagina questo approccio come a una gara di resistenza: secondo te, il maratoneta inizia la competizione concentrandosi sul prossimo passo, oppure preoccupandosi dei 42mila metri ancora da percorrere?
Conclusioni: nessuna scusa per procrastinare
Grazie a questa guida abbiamo finalmente imparato:
- Il desiderio di procrastinare è totalmente naturale.
- Ciò che provi all’inizio di una sessione di studio è paragonabile al momento che precede uno schiaffo.
- La tecnica del pomodoro consiste nell’alternare momenti di studio totalmente concentrato a pause programmate.
- Il metodo dello svogliato ti aiuta a sconfiggere il desiderio di procrastinare.
- Obiettivi piccoli e misurabili sono alla base di uno studio efficace.
Adesso che non hai più nessuna scusa, cosa aspetti? Corri a raggiungere i tuoi sogni!